giovedì 3 maggio 2012

Slimer

Per quanto mi riguarda, posso dire di essere una persona abitudinaria. I cambi di programma mi mettono di cattivo umore; pensate solo che da otto anni vado sempre nello stesso bar tutti i venerdì e sabato sera... giusto per darvi un'idea.
Probabilmente il problema è che ci metto un po' ad acclimatarmi, quindi mi scoccia buttare via tutta la fatica che ho fatto per crearmi il mio nido in un determinato ambiente. Sta di fatto che penso di aver scelto il mestiere giusto, perché in ospedale, in media, la vita è piuttosto routinaria. Sempre il solito tran tran, per così dire.


Con le debite eccezioni.


Prendete stamattina, per esempio. Stavo facendo il mio solito giro, anzi, ero impegnata a compilare una cartella clinica in mezzo al corridoio, cercando di mettere le parole giuste al posto giusto in un italiano dignitoso. (Tra parentesi, imparare a redigere il diario clinico di un paziente è una cosa veramente umiliante, perché sai benissimo che tutte le castronerie che scrivi rimarranno impresse per sempre su quella pagina, esposte al pubblico ludibrio, in omnia saecula saeculorum.)
Comunque, ero lì che mi facevo i fatti miei, quando all'improvviso uno strano rumore mi arriva alle orecchie. Una specie di "sblargh, glergh, sblurgh".


Ora, siamo d'accordo che con tutto quello che vi ho raccontato (e ancora di più con quello che non vi ho ancora raccontato!) non dovrei stupirmi più di niente, ma devo ammettere che ho avuto un secondo di confusione. Mi sono bloccata un attimo, in ascolto.


"Guargh, blergh, sburgh"


Sembrava - ve lo giuro, non me lo sto inventando - uno Slimer con la raucedine. Ho lanciato uno sguardo di orrore alla specializzanda, che non sembrava meno stupita di me. Poi sono riuscita a identificare la fonte, e sono andata a sbirciare nella stanzetta in fondo al corridoio, con addosso una vaga inquietudine.
Con un occhio che sporgeva dallo stipite della porta, ho individuato la schiena di una giovane operatrice sanitaria che stava cambiando le lenzuola al letto di quella stanza, mentre qualcosa si agitava nel mezzo. Di nuovo quel suono: "Blurgh, sglargh, blergh". La ragazza si è scansata un momento, ed io ho intravisto per un attimo una vecchina magra sul letto, ma inizialmente ho fatto fatica ad associarla a quel suono. Voglio dire, anche psicologicamente, c'è una certa differenza tra una vecchietta pelle e ossa ed il verso gutturale del Mostro della Palude.


Nel frattempo, la specializzanda si era avvicinata anche lei, incuriosita. "Ma cos'è, un Gremlin?" l'ho sentita mormorare al mio orecchio, con un filo di nervosismo. Siamo rimaste lì, appese al montante della porta, ad osservare la scena e a farci coraggio a vicenda.


L'OS si è avvicinata alla vecchietta per cambiarle il pannolone, e ce l'ha nascosta per un attimo. In quel momento, per la corsia è risuonato un "BLLLAAAAAAARGHHH", seguito dall'urlo di dolore della povera ragazza.
"Ma che fai, mordi?!" ha guaito l'OS, massaggiandosi la mano ferita. "Gullugluglurgh!!" è stata la risposta infuriata di Slimer. La ragazza, che aveva tutta l'aria di averne avuto abbastanza, ha finito in fretta e furia il suo lavoro, mentre io e la specializzanda - poco rispettosamente, lo ammetto - ci stavamo morsicando a sangue le guance per evitare di rotolare per terra dal ridere.


Alla fine, l'OS l'ha ricoperta con le lenzuola ed è filata via, trascinandosi dietro la biancheria sporca. Io ho fatto per girarmi e tornare al lavoro - la specializzanda, che è molto più assennata di me, l'aveva già fatto da un po' - quando Slimer si è girata e mi ha visto.
"Bluggurrug!" mi ha gridato.


Mi domando se sia possibile prenderlo come nome di battesimo. Ma non sono del tutto sicura che ci sia il santo.

Nessun commento:

Posta un commento