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lunedì 11 febbraio 2013

Di quel mostro a sette teste chiamato "laurea"

Amatissimi funz,
sono viva. Lo so che non lo sembro, ma lo sono. Comincio anche a puzzare un po' di cadavere, per la verità... non tanto, solo come un vecchio capanno nel bosco con la carogna di una marmotta lasciata a putrefarsi sotto le assi del pavimento. Più o meno.

Cosa mi è successo? Beh, mi è successa la cosa peggiore che si può augurare ad uno studente universitario. Peggio di un esame al venerdì pomeriggio; peggio che essere messi tra la cattedra e il corridoio ad uno scritto; peggio delle tasse universitarie quando vostra madre comincia a sospettare che le abbiate mentito, quando giuravate che medicina dura nove anni ("Davvero, ma', è così per tutti!").
Mi è successo che sto finendo gli esami, e mi devo laureare.

Se posso esprimere un'opinione da principiante, la laurea me l'aspettavo un pochino diversa. Non che pensassi di scrivere la tesi con una stilografica in mezzo ad un campo di papaveri, con un branco di coniglietti che mi portavano i dati tra le loro buffe orecchie ed un gufo saggio che mi sussurrava le parole giuste all'orecchio; niente di tutto questo. Anche perché è marzo, fa un freddo cane e nevica.
Non mi aspettavo neanche la situazione che si è effettivamente verificata, però. Ho avuto più notti insonni, crisi isteriche, pianti e contrattempi in questo mese e mezzo scarso che in tutti i *ehm* sei anni di medicina precedenti. Per dire, in questo momento vorrei solo attaccarmi al tubo del riscaldamento e scollarmi a fine primavera, e invece sono seduta in vestaglia e pantaloni felpati davanti al computer, per raggiungere la scrivania devo scavalcare una pila di faldoni su cui sta in precario equilibrio una teiera ormai gelida, e non ho la più pallida idea di quando sia stata l'ultima volta in cui mi sono depilata.

"Cosa? Hanno cambiato di nuovo le date delle lauree?"
Se devo essere sincera, non è stata neanche tutta tutta tutta colpa mia. Beh, certo il coacervo di idiosincrasie che mi porto dietro non mi ha aiutato, questo no, ma anche gli altri ci hanno messo del loro. Mettete assieme un apparato universitario comatoso (per non dire di peggio), un branco di studenti sull'orlo di una crisi di nervi e una lista di regole severissime che nessuno rispetta, e avrete qualcosa di simile a quello che deve aver visto Paul Tibbets dal finestrino del suo aereo quella mattina del 1945.
Non sto qui a farvi l'elenco delle mie disgrazie, perché non frega niente a nessuno e perché poi il mio psichiatra si ingelosisce. Mi limiterò a farvi l'elenco dei miei disgraziati, ossia dei miei poveri compagni di sventura e delle reazioni di cui sono stata spettatrice in queste ultime sei settimane. Premetto che non do alcuna garanzia sul loro stato mentale, e declino qualunque responsabilità, tanto per chiarire.

Una mia compagna di tesi mi ha telefonato sette volte, all'inizio di gennaio, per avere delucidazioni e rassicurazioni sulla compilazione della domanda di laurea. Sette volte nella stessa giornata, intendo.

Un mio collega ha gentilmente fotografato l'uscita dei fogli con le date delle sessioni di laurea, a beneficio di tutti coloro che non potevano recarsi in segreteria per controllarle. Il giorno dopo, quando per caso sono passata lì davanti a controllare, i fogli erano già stati tutti corretti a penna dalla segretaria. Il caso ha suscitato una vibrante discussione, che non mi sento di riportare perché sono una signorina in età da marito.

Una mia cara amica ha avuto dei problemi con la redazione della tesi, per cui è stata costretta a posticipare la sua laurea. Si è però "dimenticata" di comunicarmelo, con il risultato che per settimane ho sostenuto una conversazione unidirezionale su ciò che avremmo fatto una volta laureate, a fine marzo, mentre lei sorrideva e cambiava discorso. Per la verità, questo solleva dei dubbi anche sulle mie capacità di ascoltatrice. Sigh.

Una ragazza che conosco appena mi ha chiesto il numero di cellulare, dopodiché ha passato due settimane a tartassarmi di sms e telefonate con domande esistenziali del tipo "Ma le date di laurea non sono ancora uscite? Ma non sono uscite per tutti o solo per me?". (No, non ho romanzato nulla, è una conversazione realmente avvenuta.)


Insomma, sono alla frutta. Sogno il venerdì tutta la settimana, salvo poi addormentarmi sul divano con la bavetta mentre Crozza mi parla del suo mondo da shogno. Non ricordo più la voce di alcuni miei amici (la faccia sì, ma solo perché la vedo spesso su Facebook). Ogni volta che il cane abbaia un po' più forte, mi si seccano le coronarie.

E, in tutto questo, lunedì e martedì prossimo ho gli ultimi due esami. Ho calcolato di avere il tempo di studiarne uno solo, perciò pregate fortissimo per me. Anche perché oggi è il primo giorno di studio e sono già le cinque. Per dire.

martedì 1 maggio 2012

In attesa di altre nuove...

Ehilà! Scusate se non mi sono fatta sentire in questi giorni, ma oggi è il primo maggio anche per me. In realtà sono cinque giorni che non vado a controllare i miei vecchietti, spero tanto che stiano tutti bene! Comunque, domani, nel bene o nel male, mi toglierò il dubbio.


Mentre aspetto di raccogliere nuovo materiale per la vostra delizia, approfitto per segnalare a tutti che è nata la pagina Facebook dedicata a questo blog (la trovate cliccando sul link). Fateci un giro, se vi va, in modo da rimanere sempre aggiornati sui nuovi post e su molti altri link di siti amici.


Alla prossima!

martedì 24 aprile 2012

Mi presento

Ciao a tutti!
Bene, come inizio non c'è male.
Allora, dicevamo, mi presento. Sono un medico. Beh, ora non esageriamo... Sono una studentessa di medicina, ecco. Sono quasi alla fine di questo travaglio durato sei anni (un po' di più per me, a dire il vero, ma solo perché mi piace fare le cose con calma), quindi mi scuserete se ogni tanto me la tiro e mi do del medico. Sarebbe illegale, abuso di professione o qualcosa del genere, ma siamo tra noi e so che non mi denuncerete.
Dunque, per ragioni di studio-barra-lavoro mi sto trovando a girare molto per l'ospedale, e siccome viviamo in Italia la maggior parte dei miei pazienti (ecco, vi avevo avvertito, che ci devo fare) è composta da vecchietti.
Mi piacciono i vecchietti. Sono come i bambini, in un certo senso: fanno i capricci, non sanno parlare bene, non riescono ad andare in bagno né a mangiare da soli. Con la differenza che, se sono ancora abbastanza in sensi, nel momento in cui vedono una ragazza giovane vengono colpiti dal "complesso della nonna", come mi piace chiamarlo, e ti riempiono di sorrisi e caramelle. Mentre dai bambini puoi ricavare solo baci appiccicosi... che, diciamocelo, fan tanta tenerezza, ma non valgono una caramella! (Ovviamente non è sempre così, esistono nonni rissaioli così come esistono bimbi adorabili, ma la media è questa.)
Quindi, ecco il titolo di questo blog, Il vecchio e il bambino. La bambina sono io, anche se le gonnelline e i cerchietti li ho smessi da un po', ma per i miei vecchietti qualunque età sotto i 50 anni si fonde in un unico meraviglioso limbo dell'infanzia. Questo blog parla di loro, di quando sono bravi e di quando mi fanno ammattire, insomma di quel poco delle loro storie che mi è dato di conoscere dall'altro capo dello stetoscopio.


Un'ultima cosa, prima di cominciare. Siccome il reparto è composto da tante persone, e a descriverle una per una mi sa che ci incasiniamo, chiamerò di volta in volta i miei vecchietti con dei soprannomi, giusto per farvi capire di chi sto parlando. Resta inteso che si tratta di nomignoli affettuosi, e che non sottintendono nessuna mancanza di rispetto. Sono sicura che, se fossero in grado di capirlo (e alcuni dei più svegli lo sono), ne riderebbero anche loro, perché ho cercato di condensare in una sola parola tutte le loro caratteristiche salienti. Fate come loro, e fatevici una risata senza malizia.


Ci leggiamo presto!
Vostra,
Bolla Pestifera