giovedì 4 ottobre 2012

Core de mamma

Ogni scarrafone è bello a mamma sua: così dicono le mamme napoletane, e immagino che fino ad un certo punto abbiano ragione. Certo, non avendo figli (e non amando particolarmente i bambini) non posso disporre di informazioni di prima mano, ma quel poco che vedo è abbastanza indicativo in tal senso.

Le mamme, come tutte le persone, non sono tutte uguali. C'è quella isterica, quella apprensiva, quella in carriera, quella preparatissima e tutte le altre che potete leggere in blog più attrezzati di questo. Ma quasi tutte hanno in comune il fatto di cambiare radicalmente la loro prospettiva in favore del loro nanerottolo, non appena questo viene al mondo. Il che non è un male, sia chiaro... se non fosse che spesso, anzi, spessissimo, si aspettano la stessa considerazione per il loro pupattolo anche dalle altre persone. Il che va un po' meno bene.
Per dire, ho appena letto su un famoso sito di recensioni la testimonianza di una mamma infuriata perché in una bellissima località termale non avevano fatto entrare la sua bimba cinquenne. Ripeto, non a Disneyland: alle terme. Il classico luogo dove uno si aspetta di ritrovare bambini scalzi e urlanti che si lanciano a bomba nella vasca idromassaggio. Molto rilassante.

Comunque, l'istinto materno è qualcosa per cui dobbiamo rendere grazie al mondo. Se le nostre mamme avessero l'istinto protettivo delle testuggini, per dire, la nostra specie si sarebbe estinta ancor prima di nascere, considerando quanto ci mette un neonato a capire come si gattona sulla spiaggia fino al mare. Quindi, evviva l'istinto materno.
Questo, ovviamente, finché non ti porta a fare degli enormi errori di valutazione. Alzi la mano chi non ha mai almeno sentito parlare di una mamma che, messa di fronte all'evidenza di avere un figliolo completamente stupido, non si sia difesa dicendo che è solo timido, ha difficoltà ad esprimersi, ma in realtà è tanto intelligente. Sicuro, siamo noi ad aver fatto un errore di valutazione, non lei.

L'immagine è assolutamente casuale.

Questa storia parla di un errore di valutazione, da parte di una delle mamme del nostro reparto. Perché, per quanto invecchi, una mamma rimane sempre una mamma.

La Mamma in questione è finita da noi per un problema banale, che però l'ha tenuta a letto per molto tempo prima di risolversi, con il risultato che la signora ha dovuto sottoporsi ad un pochino di fisioterapia per riacquistare la piena mobilità. Quando è guarita dal punto di vista clinico, poiché era ancora un po' instabile, le abbiamo suggerito di trasferirsi per un periodo in una struttura di riabilitazione, ma la Mamma si è opposta con tutte le sue forze ed ha affermato di voler tornare a casa da suo figlio. Nessuna discussione è valsa a smuoverla sa quella decisione.

Ora, questo non dovrei dirvelo, ma una parente della signora, che era venuta a visitarla qualche giorno prima, ci aveva accennato che forse il figlio in questione non era il più adatto a prendersi cura di una persona anziana, pur senza specificare il perché. Così, abbiamo chiesto alla Mamma di rintracciare il figlio perché potessimo parlargli della sua dimissione (ed anche, ma a lei non l'abbiamo detto, per renderci conto di che genere di persona fosse).

Il primo incontro con questo signore di mezza età, per quanto mi riguarda, è stato abbastanza traumatico. Lo so che non si prende in giro la gente per il suo aspetto fisico, che è vile e indegno di un comico che si rispetti, ma da grande appassionata di Harry Potter non ho potuto fare a meno di notare un'inquietante somiglianza con Lord Voldemort. Il che, già di per sé, non è un ottimo biglietto da visita.

Il Figliolo.
Ma non saltiamo alle conclusioni sbagliate. L'ho salutato, mi sono presentata con un sorriso (a stento, ma ho sorriso) e mi sono offerta di accompagnarlo dagli altri medici per parlare di sua mamma, al che lui mi ha ringraziato gentilmente (visto che l'apparenza inganna?) e mi si è accodato.
Mi ci è voluto non più di una decina di secondi per accorgermi che l'avevo distanziato. Quando mi sono girata e l'ho visto zoppicare, lui si è scusato per la sua andatura lenta, spiegando che era dovuta ad un attacco di pubalgia.

In qualche modo, siamo arrivati in sala medici, dove la nostra dottoressa gli ha spiegato la situazione di sua madre, la sua fragilità e la necessità di qualcuno che le stesse accanto per aiutarla a recuperare la sua mobilità.
Avrà parlato più o meno per trenta secondi, prima che il Figliolo la interrompesse. Con aria disinvolta, ha cominciato un lungo discorso per tranquillizzarci, spiegandoci che lui era esperto nel campo della fisioterapia, che di mestiere faceva l'allenatore, che aveva avuto delle "collaborazioni con atlete professioniste" che avevano partecipato a Pechino 2008 (se sapete cosa vuol dire, per favore, spiegatelo anche a me), che aveva pronto un programma di riabilitazione per la Mamma basato sulle ricerche scientifiche più recenti, e penso un altro migliaio di cose ma a quel punto mi era già partito lo screen saver e non l'ho più ascoltato.


Avrà parlato ininterrottamente per una mezz'ora, non sto scherzando. La dottoressa, poverina, ogni tanto cercava di intromettersi in questo fiume di parole per tentare di arginarlo, ma era come cercare di fermare un treno in corsa con una fionda.
Una delle poche altre frasi che ricordo, nei rari momenti di lucidità che mi colpivano tra un pisolino e l'altro, riguardava un "favore personale" che il Figliolo ci ha chiesto. Ha infatti domandato se fosse il caso di usare, con tranquillità e senza sforzarsi eccessivamente, la cyclette che teneva in casa per fare un po' d'esercizio (ehi, non prendetevela con me se la frase è fuori contesto, ve l'ho detto che dormivo!). La dottoressa, un po' perplessa, gli ha risposto che forse, con la pubalgia, la cyclette sarebbe stata una di quelle cose da evitare. Al che la risposta del candido fanciullo è stata: "Oh, no, ma non per me... Per mia madre!"

Il massimo, comunque, l'ha raggiunto dopo aver finito di parlare. Eravamo tutti raccolti nella sala medici, in religioso silenzio, a goderci la pace dopo che l'interminabile intervento del Figliolo si era esaurito, quando abbiamo sentito un trambusto provenire dal corridoio. Perplessi, e ancora un po' imbambolati, abbiamo sentito un rumore di passi decisi diretti verso la nostra direzione, dopodiché il Figliolo ha fatto irruzione, infuriato, sventolando il foglietto su cui erano annotate le medicine che somministravamo alla Mamma.
"Questo non me lo dovevate fare!" ha tuonato, furibondo. "Non voglio mai più vedere mia madre che prende questo genere di schifezze! Avete capito?! MAI più!"
Noi siamo rimasti basiti, senza parlare, a guardarci l'un l'altro. Che il software delle terapie avesse fatto qualche pasticcio? Che la signora fosse stata messa in lista per ricevere del metadone?
Pian piano, la dottoressa si è avvicinata al Figliolo per vedere che cosa l'aveva tanto infastidito, ed io mi sono accodata. "Guardi, guardate!!" ha tuonato lui, indicando con un dito tremante un farmaco segnato all'inizio della pagina.

Era Tachipirina.

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