Per chi mi conosce, non è una novità il fatto che io sia da lungo tempo sentimentalmente impegnata. Per la precisione, sto con la stessa persona da ormai quasi nove lunghi anni, il che dimostra, se non altro, che questa persona dovrebbe essere insignita del Nobel per la Pace.
Non ne ho mai fatto mistero con nessuno, perciò mi è capitato abbastanza raramente di trovarmi in situazioni sentimentalmente appiccicose; anche se, diciamolo, la piaga dei gigioni imperversa orribilmente, e non c'è nulla che noi povere ragazze possiamo fare al riguardo, se non tacere e soffrire (e sferrare qualche gomitata ben data, se necessario).
Soprattutto, e su questo sono seria, non mi era mai capitato di vedere qualcuno cercare di appiopparmi un marito. Anzi, se devo dire la verità, la quasi totalità di critiche che ho ricevuto in questi nove anni (abbastanza poche, per la verità) ha sempre, invariabilmente riguardato il fatto che mi ero fidanzata troppo giovane e che mi ero goduta poco la vita, a detta di questi ficcanaso impenitenti.
Perciò, come potete immaginare, ero totalmente impreparata nei confronti della Signorina Cuorinfranti.
La Signorina Cuorinfranti, in realtà, non è signorina: è una bella signora un po' avanti con gli anni, con tanto di figli e nipoti in abbondanza. È davvero una cara persona, ma quando vuole ha anche un terribile caratteraccio, poiché, come molte persone della sua età, è abituata a fare solo ed esclusivamente quello che vuole lei (ve la ricordate la Monella?).
Nel caso specifico, l'oggetto del contendere era il fatto che la cara signora non ne vuole proprio sapere di restare in ospedale, e vuole tornare assolutamente a casa sua. L'argomento costituisce il 90% delle nostre conversazioni in sua presenza, e potrete immaginare la sua agitazione quando sia noi medici (lasciatemela passare, dai) che i suoi figli le ripetiamo che è necessario che rimanga ricoverata ancora per un pochino, così, per sicurezza. La sua cocciutaggine è davvero stancante, perciò non ci lasciamo scappare un'occasione per cambiare argomento, con risultati talvolta poco entusiasmanti. Come vi vado a narrare.
Siete pregati di fischiettare la canzone dei Beatles, grazie. |
Scena: corridoio dell'ospedale, mattina presto. La Signorina Cuorinfranti è seduta sulla carrozzella, mentre io sto cercando di infilarle la vestaglia senza che mi rimanga in mano il suo braccio. Atmosfera quieta.
La Signorina Cuorinfranti nota la fede al mio dito. Non è la prima volta che qualcuno la vede e pensa che io sia sposata, il che è comprensibile, e tutte le volte mi tocca spiegare che sono ancora nubile e che si tratta solo di un caro ricordo della mia nonna. La signora non fa eccezione.
"Sei sposata?"
"No, cara" rispondo, e sorrido. Stavolta, però, non mi dà il tempo di propinarle il solito pistolotto.
"Fidanzata?"
"Sì, sono fidanzata." Fin qui tutto bene. Mai, però, mi sarei aspettata il seguito.
La Signorina Cuorinfranti mi guarda dall'alto in basso, come se stesse parlando con una ritardata, e sbotta: "E sposati, allora!"
Attimo di scompenso. All'improvviso, mi scorrono davanti agli occhi immagini di abiti bianchi, spiegazioni traballanti e frammenti di una giovinezza perduta. E neanche mi piace, il bianco. Mi riprendo dopo poco, e cerco di buttarla in ridere.
"Ma se non ho una lira!"
La signora ha ormai perso tutte le speranze di parlare con una persona normale, è evidente. "E vai a vivere con tua mamma!"
"Ma io vivo già con mia mamma..." provo a ribattere, ma è inutile.
"E allora sposati! Cosa stai sempre fidanzata? Quanto tempo è che sei fidanzata?"
"Otto anni..." pigolo piano, contando sulla sordità della terza età. Niente da fare.
"E cosa stai aspettando?! Sposati, che mi faccio fare un bel vestito estivo e vengo anche io! La borsa ce l'ho già."
Insomma, in una mattinata ho già rimediato la decisione, la data e pure un'invitata. I soldi, però, non sono ancora pervenuti. Andrò a giocare al Lotto... tanto, se riesco a rimediare un libro della Smorfia, i numeri da cercare per un terno secco già ce li ho: il Ficcanaso, la Zitella e l'Orologio Biologico.